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Intervista

Valentina Siragusa

Si chiama Valentina, di professione fa la Digital Content Creator e, con i suoi 126 mila follower su Instagram, è tra le italiane più amate dal popolo del web. Il segreto di questo grande successo? Valentina non è mai scesa a compromessi, preservando la sua identità. Se volete scoprire tutto quello che c’è da sapere a proposito di Valentina Siragusa, continuate a leggere quest’intervista!

Innanzitutto, qual è stato il tuo primo approccio con il mondo del fashion?

Nel 2009, quando ho creato il mio blog, andavo a caccia di trend, collezionavo riviste di moda, ritagliavo immagini e facevo moodboard. Ogni tanto, sentivo il bisogno di avere un qualcosa che fosse solo mio, e allora lo creavo da sola. Mi è sempre piaciuto giocare con me stessa, far sì che siano i miei abiti a parlare per me. Infatti, è stato così che i magazine hanno iniziato a parlare di me, attraverso lo street style!

Valentina Siragusa

Mi è sempre piaciuto giocare con me stessa, far sì che siano i miei abiti a parlare per me.

Parlando di moda, digital talent e creator, in che modo definiresti la scena italiana?

La creatività rappresenta un modo del tutto unico di guardare il mondo. È la potenzialità di vedere al di là di ciò che si trova davanti ai nostri occhi, e l'Italia è fatta di arte e artisti, fotografi, grafici e video maker.

Detto ciò, qual è stato il momento nel quale hai pensato: ‘Wow, ce l'ho fatta!’?

Mai! La mia è un’evoluzione continua: ho iniziato facendo la stylist, poi ho aperto un blog dove parlavo di tendenze, dopodiché ho capito che il modo più efficace per comunicare la mia visione era attraverso me stessa. Sono cresciuta, e continuo a crescere, in questo mondo che prima mi butta a terra e poi mi dà soddisfazioni incredibili. Quindi, no, non ho mai pensato di avercela fatta!

Valentina, facciamo un passo indietro. Pensi che qualcuno abbia, per così dire, avuto un ruolo fondamentale nella creazione della tua immagine, ispirando e influenzando le tue scelte di stile?

A essere sincera, no. Mi lascio ispirare dalla natura e dai colori dei film di Wes Anderson, ma non ho mai avuto un personaggio di riferimento.

Quali sono gli ostacoli che hai dovuto affrontare lungo il tuo percorso?

L'essere una persona che non lotta per il successo, ma per essere se stessa. A volte bisogna scendere a compromessi e io non l'ho mai fatto, perché prima di tutto voglio essere me stessa.

Hai un qualche consiglio per tutti coloro i quali vogliono distinguersi, creando uno stile proprio?

Guardatevi allo specchio, guardatevi dentro: non esistono mode o tendenze, esistete voi e ciò che vi fa star bene, che vi fa sentire uniche.

Quali sono i progetti, o le collaborazioni, che ti hanno particolarmente arricchito, dandoti le maggiori soddisfazioni?

Preferisco fare dei nomi! L’aver conosciuto Antonio Marras, che è per me uno dei pochi artisti rimasti nell’ambito della moda, è stato un onore. Il suo mondo è una fiaba, e sono grata che mi abbia concesso di farne parte.

Parlando di stile e tendenze, come potremmo descrivere il tuo 'signature look'?

‘Femminile’.

Viaggi molto per lavoro, e la tua vita è a dir poco frenetica. Cosa porti sempre con te? E cosa dimentichi a casa ogni volta?

Porto sempre con me il maglione in cashmere nero di mio padre, che gli ho rubato dall'armadio quando avevo più o meno 14 anni, e dimentico sempre il pigiama.

Parlando di sostenibilità, in che modo ritieni la moda possa e debba contribuire alla salvaguardia dell’ambiente?

Il ‘climate change' non è solo una questione ecologico-ambientale. Ha innanzitutto a che vedere con il rispetto, un rispetto che deve partire dalla cura delle cose più semplici. Un esempio per il mondo della moda è rappresentato dalla stilista britannica Stella McCartney, la quale è stata una pioniera nell’ambito del green, costruendo un marchio interamente basato su principi etici e sul rispetto dell’ambiente. Un brand cresciuto rapidamente, prima sotto l’ala di Kering e oggi in autonomia, che ha dimostrato come sia possibile creare un business sostenibile e profittevole al tempo stesso. Stella McCartney è un marchio proiettato verso le generazioni future, per chi vuole vivere in armonia e senza false ipocrisie.

Sei co-founder di ‘jiffycrew’, un’agenzia che si occupa di social media management e content production. Cosa ti ha spinto a intraprendere quest’avventura?

A spingermi è stata la mia grande passione per l’ambito della creatività. Del resto, stare davanti all’obiettivo può non bastare. Io sono riuscita a creare un piccolo grande team: Alessandro Gerbino e Priscilla Arcuri ne fanno parte, e senza di loro jiffycrew non potrebbe esistere. Abbiamo ruoli diversi, ma ci accomuna un profondo senso di rispetto. A oggi, jiffycrew mi sta dando molte soddisfazioni: stiamo lavorando a progetti davvero importanti, che usciranno presto. Ragazzi, non mi stancherò mai di ripetere che l'amore per ciò che si fa è tutto, così come la fiducia nel proprio team e il crederci sempre!

Con oltre 126 mila follower, hai un seguito considerevole. Quali credi siano gli aspetti positivi e quelli negativi dei social network? In che modo reagisci alle critiche online? A volte, senti il bisogno di prendere una pausa, facendo un 'social media detox'?

Ho un ottimo rapporto con i social network: so distinguere il lavoro, nonché la mia passione, dalla vita privata. Per quanto riguarda le critiche, a oggi ne ricevo pochissime. I miei follower sono interessati a conoscere il mio stile, le mie passioni e ispirazioni, ma ho sempre tenuto separata la mia vita privata, essendo io una persona molto riservata.

Valentina, se potessi cambiare qualcosa dell'industria creativa italiana, cosa sarebbe?

L'amore per ciò che si fa.

Nonostante il tuo grande successo, c’è ancora un sogno che vorresti realizzare?

Sì, creare una capsule collection!

Per concludere, se potessi tornare indietro nel tempo, faresti qualcosa diversamente?

Ho una grande, grandissima passione per i fiori…

Guardatevi allo specchio, guardatevi dentro: non esistono mode o tendenze, esistete voi e ciò che vi fa star bene, che vi fa sentire uniche.