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Intervista

Silvia Pescia

Silvia Pescia è una editor a tutto tondo. Noi di TheCorner.com abbiamo avuto il piacere di incontrarla e scoprire il suo stile eclettico e le sue esperienze davvero uniche. Leggi la sua intervista qui di seguito.

Ho dei punti fissi, che sono più che altro, per esempio gli anelli, che sono dei pezzi di famiglia.

silvia

Ciao Silvia, nata sotto il segno del sagittario della moda, ci racconti il tuo percorso e le principali influenze che ti hanno portata oggi al ricoprire il ruolo di editorial director di CAP?

Ho iniziato a studiare moda in un'epoca in cui non c'era Instagram, cioè Instagram nasceva in quel periodo, quindi avevo bisogno di una scuola di moda prima di tutto per capire anche solo come lavorare con le immagini. Dopodiché ho iniziato a lavorare all'estero. Ho iniziato a lavorare come assistente per diverse stylist, e dopo un periodo intenso scopro che a Milano il capo redattore moda di Elle Italia sta cercando a Milano un assistente. Faccio un colloquio con questa persona che mi prende. Inizio a scattare in giro per il mondo vedendo posti stupendi e lavorando su set davvero unici. Dopo 3 anni mi sposto su Vogue Italia intraprendendo la strada di fashion market editor. .Dopo questa esperienza divento capo della PR e della strategia in agenzia di influencer. Se nonché mi hanno poi chiamato appunto da CAP74024, un magazine indipendente e quindi mi sono detta perché no proviamo l'avventura di un giornale indipendente dove tutte le decisioni creative e business stanno in mano a un gruppo di persone molto molto ristrette quindi eccomi qui.

Visto il tuo percorso, alla fine si può dire che sei stata tu a scegliere la moda o è la moda che ha scelto te?

In realtà, detto così, mi verrebbe da dire che la moda ha scelto me, ma perché non ho avuto un'alternativa. L'unica cosa che ho imparato poi nel tempo è che esistono delle figure molto diverse nel campo della moda, che poi tante si sono create, sono nate negli ultimi anni. Però non ho mai considerato altro, non ho mai voluto farlo, non ho mai neanche pensato di intraprendere un altro corso di studi, quindi direi che forse la moda ha scelto me.

Cosa o chi negli anni ha influenzato maggiormente il tuo stile?

Allora, penso più che parlare del mio stile, parlerei forse del mio gusto e penso che negli anni sia stato influenzato dalle persone in realtà con cui ho lavorato, quindi sicuramente tantissimo da quelli che sono stati i miei capi.

Ciao Silvia, nata sotto il segno del sagittario della moda, ci racconti il tuo percorso e le principali influenze che ti hanno portata oggi al ricoprire il ruolo di editorial director di CAP?

Ho iniziato a studiare moda in un'epoca in cui non c'era Instagram, cioè Instagram nasceva in quel periodo, quindi avevo bisogno di una scuola di moda prima di tutto per capire anche solo come lavorare con le immagini. Dopodiché ho iniziato a lavorare all'estero. Ho iniziato a lavorare come assistente per diverse stylist, e dopo un periodo intenso scopro che a Milano il capo redattore moda di Elle Italia sta cercando a Milano un assistente. Faccio un colloquio con questa persona che mi prende. Inizio a scattare in giro per il mondo vedendo posti stupendi e lavorando su set davvero unici. Dopo 3 anni mi sposto su Vogue Italia intraprendendo la strada di fashion market editor. .Dopo questa esperienza divento capo della PR e della strategia in agenzia di influencer. Se nonché mi hanno poi chiamato appunto da CAP74024, un magazine indipendente e quindi mi sono detta perché no proviamo l'avventura di un giornale indipendente dove tutte le decisioni creative e business stanno in mano a un gruppo di persone molto molto ristrette quindi eccomi qui.

Visto il tuo percorso, alla fine si può dire che sei stata tu a scegliere la moda o è la moda che ha scelto te?

In realtà, detto così, mi verrebbe da dire che la moda ha scelto me, ma perché non ho avuto un'alternativa. L'unica cosa che ho imparato poi nel tempo è che esistono delle figure molto diverse nel campo della moda, che poi tante si sono create, sono nate negli ultimi anni. Però non ho mai considerato altro, non ho mai voluto farlo, non ho mai neanche pensato di intraprendere un altro corso di studi, quindi direi che forse la moda ha scelto me.

Cosa o chi negli anni ha influenzato maggiormente il tuo stile?

Allora, penso più che parlare del mio stile, parlerei forse del mio gusto e penso che negli anni sia stato influenzato dalle persone in realtà con cui ho lavorato, quindi sicuramente tantissimo da quelli che sono stati i miei capi.

Ci descrivi qual è il tuo stile?

Non lo so perché io ho un gusto molto eclettico, nel senso che un giorno posso amare un look in felpa, jeans e sneakers, e il giorno dopo, alle 8 del mattino, uscire con un abito sottoveste e tacchi. Dipende da come mi sveglio, quindi riesco abbastanza a sentirmi me stessa in tutti i look che indosso. Ho dei punti fissi, che sono più che altro, per esempio gli anelli, che sono dei pezzi di famiglia.

Elenca una città, un designer e un articolo moda che al meglio riflettono il tuo stile personale e descrivono chi sei.

Allora, non so se riflette il mio stile personale, però incontra il mio gusto, ed è in questo momento un brand, ma non tanto perché io mi sento donna di quel brand, che è Bottega Veneta. Non è tanto che io mi sento donna di quel brand, ma mi sento molto vicina alla direzione creativa che si è succeduta nelle ultime stagioni, quindi da Daniel Lee a Matthieu Blazy trovo che riscontri esattamente il mio gusto.

Qual è il servizio che ti piacerebbe firmare, chi ha come protagonista, che look indossa e a quale fotografo affideresti lo scatto?

Allora, direi che ci sono tantissimi servizi del passato che mi sarebbe piaciuto firmare. Tanti servizi iconici di Steven Meisel, per esempio, per Vogue Italia, per esempio Makeover Madness, iconico in ogni suo aspetto, dallo styling, alla fotografia. Parlando del futuro, diciamo un personaggio che comunque mi piacerebbe tantissimo interagire, ma, al di là di scattarla per un servizio fotografico, mi piacerebbe anche farci una chiacchierata, penso potrebbe essere Chloë Sevigny. E mi piacerebbe vederla fotografata da potrebbe essere Tim Walker o Vanessa Beecroft, con l'idea di spaziare in altri mondi, perché sono, diciamo, degli artisti, non solo dei fotografi.

Ci descrivi qual è il tuo stile?

Non lo so perché io ho un gusto molto eclettico, nel senso che un giorno posso amare un look in felpa, jeans e sneakers, e il giorno dopo, alle 8 del mattino, uscire con un abito sottoveste e tacchi. Dipende da come mi sveglio, quindi riesco abbastanza a sentirmi me stessa in tutti i look che indosso. Ho dei punti fissi, che sono più che altro, per esempio gli anelli, che sono dei pezzi di famiglia.

Elenca una città, un designer e un articolo moda che al meglio riflettono il tuo stile personale e descrivono chi sei.

Allora, non so se riflette il mio stile personale, però incontra il mio gusto, ed è in questo momento un brand, ma non tanto perché io mi sento donna di quel brand, che è Bottega Veneta. Non è tanto che io mi sento donna di quel brand, ma mi sento molto vicina alla direzione creativa che si è succeduta nelle ultime stagioni, quindi da Daniel Lee a Matthieu Blazy trovo che riscontri esattamente il mio gusto.

Qual è il servizio che ti piacerebbe firmare, chi ha come protagonista, che look indossa e a quale fotografo affideresti lo scatto?

Allora, direi che ci sono tantissimi servizi del passato che mi sarebbe piaciuto firmare. Tanti servizi iconici di Steven Meisel, per esempio, per Vogue Italia, per esempio Makeover Madness, iconico in ogni suo aspetto, dallo styling, alla fotografia. Parlando del futuro, diciamo un personaggio che comunque mi piacerebbe tantissimo interagire, ma, al di là di scattarla per un servizio fotografico, mi piacerebbe anche farci una chiacchierata, penso potrebbe essere Chloë Sevigny. E mi piacerebbe vederla fotografata da potrebbe essere Tim Walker o Vanessa Beecroft, con l'idea di spaziare in altri mondi, perché sono, diciamo, degli artisti, non solo dei fotografi.