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Intervista

Michele Merlo

«Ho delle storie da raccontare, e ci sono persone che si riconoscono in queste storie: questo è il vero e unico motivo per cui scrivo canzoni».
Queste sono le parole di un cantautore vicentino del quale avete già sentito parlare. Si chiama Michele, ha 27 anni e si è fatto conoscere dal grande pubblico sul palco dei più seguiti talent show, ovvero X-Factor e Amici. Se volete scoprire tutto quello che c'è da sapere a proposito di Michele Merlo e del suo album ‘Cuori Stupidi’, continuate a leggere!

Innanzitutto, quando hai cantato le tue prime note?

Ho iniziato a suonare la chitarra a 12 anni. All’epoca, ero un cicciottello appassionato di rock anni ’90. Ciò detto, canto da poco più di tre anni.

Michele Merlo

'Credici sempre': è l’inno della mia vita, me lo sono anche tatuato!

Michele, in che modo ti descriveresti a chi ancora non ti conosce?

Sono un romantico ribelle, ho paura dei mezzi pubblici, e avverto un senso di nostalgia nei confronti di epoche in cui non ho mai vissuto. Penso queste siano le prime tre cose che direi…

Detto ciò, quando hai realizzato di voler intraprendere una carriera da cantante?

Mai, neanche ora ci credo molto. Detto ciò, ho delle storie da raccontare, e ci sono persone che si riconoscono in queste storie: questo è il vero e unico motivo per cui scrivo canzoni.

Da Mike Bird a Cinemaboy e Michele Merlo, quanto e in che modo sei cambiato da quando hai calcato, per la prima volta, i palchi che ti hanno reso famoso?

Sono cambiate le sonorità, così come la lingua. Inizialmente, cantavo in inglese e giocavo con il ricordo delle emozioni provate nell’età dell'adolescenza. Ho successivamente preso coscienza del fatto che, se volevo farmi spazio in questo mondo, dovevo cantare in italiano…e poi, in italiano, tutto suona meglio!

Quali sono gli ostacoli che hai dovuto affrontare lungo il tuo percorso?

Molta competizione, il pregiudizio dei talent, i discografici, la burocrazia. Tutto quello che non ha a che fare con la mia musica la ostacola.

Fra X-Factor e Amici, hai fatto la gavetta in televisione. Cosa ricordi ancora di queste particolari esperienze? A tale proposito, in cosa pensi consista il successo dei talent show?

Ricordo molta condivisione e molte emozioni condensate. Poi l’effetto scompare, e se ne vuole di più, fino a quando non ci si sbatte la testa. Penso che i talent siano grandi ‘distributori’ di sogni, io per primo ci ho creduto molto.

Cosa ti ha spinto a scrivere ‘Cuori Stupidi’, il tuo primo album in italiano?

Il bisogno di raccontare a tutti quello che ho dentro, che piaccia o meno. Alla fine, un ‘ti amo’ detto in italiano è molto più ‘pesante’ di qualsiasi canzone in inglese. Ho maturato il bisogno di raccontare la mia storia a chi mi segue.

Michele, qual è la canzone, fra quelle di questo CD, alla quale sei maggiormente legato?

‘Credici sempre’: è l’inno della mia vita, me lo sono anche tatuato!

Facendo un passo indietro, il testo di ‘Cuori Stupidi’, il brano che ha dato il titolo al disco, è autobiografico? Quando scrivi, qual è la tua principale fonte d’ispirazione?

Sì, è autobiografico. Del resto, scrivo solo ciò che sento mio. Per me, deve tutto essere ‘zuppo’ di verità. Altrimenti non ci credo e, se mi chiedono di cantare, mi vergogno. Succede così da quando sono piccolo.

Michele, hai 261 mila follower su Instagram. Avverti un senso di responsabilità nei confronti di fan e follower?

Sì, certo. Per quanto ci siano cantanti più seguiti rispetto a me, ho anch’io una fan base meravigliosa, che ha sempre voglia di nuove canzoni e di ridere, o piangere, insieme a me. È importante lanciare dei messaggi veri, che siano positivi o negativi: non bisogna mai illudere le persone.

Nell’ambito del tuo progetto musicale, quanto conta l’immagine? Come potremmo descrivere l’outfit che ti rappresenta di più?

L’estetica è un plus importante. Io amo la moda e, in particolar modo, indossare una T-shirt, un paio di jeans aderenti e un paio di stivali firmati Saint Laurent, a cui sono affezionato.

Michele, qual è la canzone di un altro cantautore che avresti voluto scrivere?

‘Ma il cielo è sempre più blu’ di Rino Gaetano.

Tornando per un secondo alle mie prime domande, qual era il tuo sogno più grande da bambino?

Da bambino, volevo giocare a pallacanestro. Sognavo di essere in grado di schiacciare, ma non ci sono mai riuscito…

Nonostante i tuoi successi, hai qualche rimorso o rimpianto?

Sì, avrei voluto trattare meglio la mia ex fidanzata. Quando avevo 20 anni, ho avuto una storia importante, che ho rovinato senza motivo. Ah, e vorrei non aver mai iniziato a fumare.

Esprimi un desiderio!

Vorrei smettere di fumare.