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Intervista

Lyle Remier

Dal disegnare sul pavimento della cucina fino ad addormentarsi al creare autoritratti con svariati materiali, servendosi di oggetti trovati e riciclati: l’intraprendere una carriera in campo artistico era scritto nel suo destino. Conosciamo insieme la star di Instagram Lyle Reimer, che in questa intervista esclusiva ci parla dei suoi progetti e delle sue collaborazioni future.

Quando hai realizzato di voler intraprendere una carriera in campo artistico?

Non ne sono sicuro, non saprei dire quando ho preso la decisione di intraprendere una carriera in campo artistico. L’arte è sempre stata una parte così integrante della mia natura che sembra siano sempre coesistite. Il pensiero di non fare qualcosa in campo artistico non è mai stato nemmeno preso in considerazione. In alcune delle prime fotografie della mia infanzia, dormo sul pavimento della cucina, con una matita ancora in mano…disegnavo letteralmente fino a quando non ero in grado di tenere gli occhi aperti!

Lyle Remier

Amo trasformare quello che la gente considera essere spazzatura in qualcosa di nuovo, con uno spirito couture.

In che modo hai sviluppato la tua innata creatività?
Lo sviluppo della propria ‘voce’ creativa è un viaggio continuo al quale bisogna essere presenti giorno dopo giorno. Sforzarmi di portare in vita l’immaginario che si trova dentro alla mia testa è parte del mio quotidiano. Non appena le cose iniziano a sembrare banali o scontate, perde la sua bellezza, svago e senso di meraviglia. Sarò sempre in ‘missione’ per esplorare e scoprire la mia creatività e abbraccerò tutti gli errori lungo il cammino. Non posso immaginare di passare un solo giorno senza creare o lavorare a qualcosa in una forma o un’altra…il momento nel quale mi sento più contento è quando sono al lavoro. È nella costante dedizione alla creazione che si trova la propria voce e forza.

Quando e come hai iniziato a scattare autoritratti?
Ho iniziato a scattare autoritratti il 27 aprile 2013. Una mia cara amica era a casa mia e abbiamo deciso di giocare a truccarci e travestirci. Un paio di bicchieri di vino, della buona musica e la doccia del bagno è stata trasformata in un set fotografico. Quella sera, qualcosa è scattato internamente e sapevo di voler di più di questa magnifica esperienza. Ora, il creare autoritratti servendomi di materiali diversi fra loro è la mia sola e unica dipendenza!

Avevi degli obiettivi o ambizioni quando hai creato il tuo account Instagram?
Quando ho iniziato a condividere il mio lavoro su Instagram, non c’era un piano. Per me, ha rappresentato l’opportunità di condividere, nella più totale onestà, la mia creatività, che è parte integrante del mio essere. Quando si crea in maniera pulita e sincera, piuttosto che per il desiderio di raggiungere una qualche forma di notorietà, l’essenza del lavoro è, a mio parere, pura. Ero a dir poco meravigliato quando alcuni personaggi famosi hanno iniziato a seguirmi e lasciare commenti, perché il cercare di ottenere questa attenzione non è mai stato parte di un mio dialogo interiore o, se vogliamo, della mia missione. Mi sento ancora incredibilmente grato e onorato nei confronti di tutti coloro i quali seguono il mio lavoro, ricoprendomi di gentilezza.

Parlando di Instagram, la tua biografia riporta le seguenti parole: ‘Se lo vedi, l’ho fatto usando interamente oggetti trovati e riciclati‘. Ti consideri un ambientalista?
Non ho mai adottato il titolo di ‘ambientalista’ ma, nell’osservare la mia pratica artistica, è di certo un’etichetta che si addice al mio lavoro. Amo trasformare quello che la gente considera essere spazzatura in qualcosa di nuovo, con uno spirito couture. Vedere la vita di un oggetto venire ampliata prima dell’inevitabile smaltimento in discarica è qualcosa che apprezzo davvero molto.

Con oltre 136 mila follower, hai costruito un seguito notevole. In che modo reagisci alle critiche online? Averti una qualche sorta di responsabilità nei confronti dei tuoi follower?
Toccando ferro, io ricevo molto raramente critiche online. Sento che la gente è incredibilmente gentile e solidale con quello che pubblico. Mi rattrista vedere come, alle volte, sia in grado di nascondersi dietro all’anonimato e scrivere messaggi di odio, e fortunatamente non ho avuto a che fare con tutto ciò in prima persona. In ogni caso, penso che i veri ammiratori del mio lavoro non permetteranno che i commenti negativi si intromettano con il loro godimento. Sento che una pseudo relazione si è formata tra me e i miei follower, e prendo il loro supporto molto seriamente. Provo a rispondere a quanti più messaggi mi è possibile, ma sfortunatamente non sono in grado di farlo con tutti. Ho stretto delle meravigliose amicizie con persone che provengono da ogni parte del mondo e che, ancor prima di conoscerci nella vita reale, erano mie follower su Instagram!

Qual è la tua principale fonte d’ispirazione?
È una domanda da 20 milioni di dollari! Proviene dalle fonti più disparate, nei momenti più inopportuni, e mi tiene sempre sull’attenti! Credo la chiave sia il non giudicare la fonte della mia ispirazione, essendo così aperto a ogni cosa. Può quindi provenire da un tubetto di dentifricio vuoto, una bottiglia di latte scaduto o la sfilata Autunno-Inverno 2019 di Dries Van Noten…

Ci puoi spiegare il tuo processo creativo?
Mi piacerebbe spiegarvelo, ma onestamente non so nemmeno dire in che modo accada…è come un flusso di coscienza: lavoro velocemente, in modo da non perdere ogni piccola o grande idea che mi viene in mente. Non so mai quale sarà il look finale: niente è mai programmato a priori, so però quando ho finito ed è, quindi, arrivato il momento di passare alle fotografie. Una volta scattate centinaia di foto, faccio una doccia e inizio a scrivere le storie che accompagnano ogni mio look.

E qual è il messaggio dietro alle tue opere?
Voglio concedere alle persone l’opportunità di riflettere sulle loro infinite possibilità di trasformazione e su quello che possono significare nel loro percorso. Voglio che le persone si fermino a riconsiderare le cose mondane della vita quotidiana e arrivino a vedere la storia che vi sta dietro: la bellezza può essere trovata nei luoghi più improbabili. Voglio che la gente abbia un’autentica reazione emotiva e sia trasportata in un mondo che scoppia di immaginazione.

In ogni caso, senti di appartenere a una sorta di ‘famiglia creativa’?
Assolutamente, sì. Credo di appartenere a una 'famiglia creativa’! Ho trovato la mia tribù in tutto il mondo e, ogni volta che incontro una di queste persone, sono immediatamente grato che i nostri cammini si siano incrociati. Alcune delle cose che preferisco del fare quello che faccio sono il viaggiare in tutto il mondo, incontrare la mia tribù e ampliare i miei orizzonti. Così tante anime fantastiche sono entrate a far parte della mia vita e avverto una profonda connessione con ognuna di loro.

Lyle XOX: Head of Design’, il tuo primo libro, è stato pubblicato in aprile da Rizzoli. Ci puoi raccontare di più a proposito di questo progetto?
Il libro era nella mia ‘lista dei desideri’, quindi l’essere in grado di avere una raccolta dei miei lavori sul tavolo di casa è davvero incredibile. È stato un parto, e l’avere l’opportunità di lavorare con i leader del settore Rizzoli, Fabien Baron e il suo fantastico team, Viktor & Rolf, Linda Fargo e David Hoey di Bergdorf Goodman, che hanno supportato il lancio del libro, è stato un vero e proprio sogno! Il libro è una raccolta di lavori sia vecchi che nuovi, ognuno dei quali è accompagnato da storie personalmente scritte a mano, insieme a pagine che analizzano dettagliatamente alcuni dei molti contenuti folli che si trovano nel libro.

L’estate scorsa, hai collaborato con il brand italiano Moschino e il suo direttore creativo, Jeremy Scott. Cosa ricordi di una simile esperienza?
È iniziata con Marcus Mam, un fotografo e caro amico di Jeremy. Marcus mi ha, infatti, contattato e proposto l’idea di scattare insieme. Poi, Moschino mi ha inviato una grande scatola di ‘spazzatura’ dall’atelier di Milano e ho, quindi, creato i look a Vancouver, nel mio studio. Ciò detto, è stato tutto impacchettato e spedito a Los Angeles, per scattare nello studio di Jeremy. L’intero team è stato a dir poco adorabile e mi ha trattato in maniera così gentile, dandomi lo spazio del quale avevo bisogno per creare. È stato un vero piacere lavorare con gente umile che celebra l’arte in tutte le sue forme.

Qual è un progetto al quale vorresti dedicare la tua attenzione?
Focalizzerò la mia attenzione su una nuova collaborazione, lavorando con uno stilista alla sua prossima sfilata, che avrà luogo a settembre. Nei prossimi mesi, non farò altro che lavorare, viaggiare e creare a fianco di alcuni dei più grandi del settore, per i quali nutro molto rispetto. Ciò detto, è in arrivo una mostra di mie stampe su larga scala, che farà il suo debutto in Canada, per proseguire poi nel resto del mondo.

Dove ti vedi fra cinque anni?
Mi vedo felice, a fare quello che sono da sempre destinato a fare. Lavorare a progetti che sono nella mia ‘lista dei desideri’ e collaborare con persone che mi ispirano e spingono verso nuovi confini. Sono felice di avere l’opportunità di fare quello che amo e cercherò di sfruttarla per quanto mi sarà possibile farlo!

Infine, qual è una domanda alla quale avresti sempre voluto rispondere, ma che non ti è mai stata fatta?
Qual è il tuo video musicale preferito di sempre? Senza dubbio, ‘All is full of love’ di Bjork. Chris Cunningham ha contribuito a portare in vita un’opera d’arte che mi fa venire la pelle d’oca ogni volta che la vedo! Puro genio!

In che modo hai sviluppato la tua innata creatività?
Lo sviluppo della propria ‘voce’ creativa è un viaggio continuo al quale bisogna essere presenti giorno dopo giorno. Sforzarmi di portare in vita l’immaginario che si trova dentro alla mia testa è parte del mio quotidiano. Non appena le cose iniziano a sembrare banali o scontate, perde la sua bellezza, svago e senso di meraviglia. Sarò sempre in ‘missione’ per esplorare e scoprire la mia creatività e abbraccerò tutti gli errori lungo il cammino. Non posso immaginare di passare un solo giorno senza creare o lavorare a qualcosa in una forma o un’altra…il momento nel quale mi sento più contento è quando sono al lavoro. È nella costante dedizione alla creazione che si trova la propria voce e forza.

Quando e come hai iniziato a scattare autoritratti?
Ho iniziato a scattare autoritratti il 27 aprile 2013. Una mia cara amica era a casa mia e abbiamo deciso di giocare a truccarci e travestirci. Un paio di bicchieri di vino, della buona musica e la doccia del bagno è stata trasformata in un set fotografico. Quella sera, qualcosa è scattato internamente e sapevo di voler di più di questa magnifica esperienza. Ora, il creare autoritratti servendomi di materiali diversi fra loro è la mia sola e unica dipendenza!

Avevi degli obiettivi o ambizioni quando hai creato il tuo account Instagram?
Quando ho iniziato a condividere il mio lavoro su Instagram, non c’era un piano. Per me, ha rappresentato l’opportunità di condividere, nella più totale onestà, la mia creatività, che è parte integrante del mio essere. Quando si crea in maniera pulita e sincera, piuttosto che per il desiderio di raggiungere una qualche forma di notorietà, l’essenza del lavoro è, a mio parere, pura. Ero a dir poco meravigliato quando alcuni personaggi famosi hanno iniziato a seguirmi e lasciare commenti, perché il cercare di ottenere questa attenzione non è mai stato parte di un mio dialogo interiore o, se vogliamo, della mia missione. Mi sento ancora incredibilmente grato e onorato nei confronti di tutti coloro i quali seguono il mio lavoro, ricoprendomi di gentilezza.

Parlando di Instagram, la tua biografia riporta le seguenti parole: ‘Se lo vedi, l’ho fatto usando interamente oggetti trovati e riciclati‘. Ti consideri un ambientalista?
Non ho mai adottato il titolo di ‘ambientalista’ ma, nell’osservare la mia pratica artistica, è di certo un’etichetta che si addice al mio lavoro. Amo trasformare quello che la gente considera essere spazzatura in qualcosa di nuovo, con uno spirito couture. Vedere la vita di un oggetto venire ampliata prima dell’inevitabile smaltimento in discarica è qualcosa che apprezzo davvero molto.

Con oltre 136 mila follower, hai costruito un seguito notevole. In che modo reagisci alle critiche online? Averti una qualche sorta di responsabilità nei confronti dei tuoi follower?
Toccando ferro, io ricevo molto raramente critiche online. Sento che la gente è incredibilmente gentile e solidale con quello che pubblico. Mi rattrista vedere come, alle volte, sia in grado di nascondersi dietro all’anonimato e scrivere messaggi di odio, e fortunatamente non ho avuto a che fare con tutto ciò in prima persona. In ogni caso, penso che i veri ammiratori del mio lavoro non permetteranno che i commenti negativi si intromettano con il loro godimento. Sento che una pseudo relazione si è formata tra me e i miei follower, e prendo il loro supporto molto seriamente. Provo a rispondere a quanti più messaggi mi è possibile, ma sfortunatamente non sono in grado di farlo con tutti. Ho stretto delle meravigliose amicizie con persone che provengono da ogni parte del mondo e che, ancor prima di conoscerci nella vita reale, erano mie follower su Instagram!

Qual è la tua principale fonte d’ispirazione?
È una domanda da 20 milioni di dollari! Proviene dalle fonti più disparate, nei momenti più inopportuni, e mi tiene sempre sull’attenti! Credo la chiave sia il non giudicare la fonte della mia ispirazione, essendo così aperto a ogni cosa. Può quindi provenire da un tubetto di dentifricio vuoto, una bottiglia di latte scaduto o la sfilata Autunno-Inverno 2019 di Dries Van Noten…

Ci puoi spiegare il tuo processo creativo?
Mi piacerebbe spiegarvelo, ma onestamente non so nemmeno dire in che modo accada…è come un flusso di coscienza: lavoro velocemente, in modo da non perdere ogni piccola o grande idea che mi viene in mente. Non so mai quale sarà il look finale: niente è mai programmato a priori, so però quando ho finito ed è, quindi, arrivato il momento di passare alle fotografie. Una volta scattate centinaia di foto, faccio una doccia e inizio a scrivere le storie che accompagnano ogni mio look.

E qual è il messaggio dietro alle tue opere?
Voglio concedere alle persone l’opportunità di riflettere sulle loro infinite possibilità di trasformazione e su quello che possono significare nel loro percorso. Voglio che le persone si fermino a riconsiderare le cose mondane della vita quotidiana e arrivino a vedere la storia che vi sta dietro: la bellezza può essere trovata nei luoghi più improbabili. Voglio che la gente abbia un’autentica reazione emotiva e sia trasportata in un mondo che scoppia di immaginazione.

In ogni caso, senti di appartenere a una sorta di ‘famiglia creativa’?
Assolutamente, sì. Credo di appartenere a una 'famiglia creativa’! Ho trovato la mia tribù in tutto il mondo e, ogni volta che incontro una di queste persone, sono immediatamente grato che i nostri cammini si siano incrociati. Alcune delle cose che preferisco del fare quello che faccio sono il viaggiare in tutto il mondo, incontrare la mia tribù e ampliare i miei orizzonti. Così tante anime fantastiche sono entrate a far parte della mia vita e avverto una profonda connessione con ognuna di loro.

Lyle XOX: Head of Design’, il tuo primo libro, è stato pubblicato in aprile da Rizzoli. Ci puoi raccontare di più a proposito di questo progetto?
Il libro era nella mia ‘lista dei desideri’, quindi l’essere in grado di avere una raccolta dei miei lavori sul tavolo di casa è davvero incredibile. È stato un parto, e l’avere l’opportunità di lavorare con i leader del settore Rizzoli, Fabien Baron e il suo fantastico team, Viktor & Rolf, Linda Fargo e David Hoey di Bergdorf Goodman, che hanno supportato il lancio del libro, è stato un vero e proprio sogno! Il libro è una raccolta di lavori sia vecchi che nuovi, ognuno dei quali è accompagnato da storie personalmente scritte a mano, insieme a pagine che analizzano dettagliatamente alcuni dei molti contenuti folli che si trovano nel libro.

L’estate scorsa, hai collaborato con il brand italiano Moschino e il suo direttore creativo, Jeremy Scott. Cosa ricordi di una simile esperienza?
È iniziata con Marcus Mam, un fotografo e caro amico di Jeremy. Marcus mi ha, infatti, contattato e proposto l’idea di scattare insieme. Poi, Moschino mi ha inviato una grande scatola di ‘spazzatura’ dall’atelier di Milano e ho, quindi, creato i look a Vancouver, nel mio studio. Ciò detto, è stato tutto impacchettato e spedito a Los Angeles, per scattare nello studio di Jeremy. L’intero team è stato a dir poco adorabile e mi ha trattato in maniera così gentile, dandomi lo spazio del quale avevo bisogno per creare. È stato un vero piacere lavorare con gente umile che celebra l’arte in tutte le sue forme.

Qual è un progetto al quale vorresti dedicare la tua attenzione?
Focalizzerò la mia attenzione su una nuova collaborazione, lavorando con uno stilista alla sua prossima sfilata, che avrà luogo a settembre. Nei prossimi mesi, non farò altro che lavorare, viaggiare e creare a fianco di alcuni dei più grandi del settore, per i quali nutro molto rispetto. Ciò detto, è in arrivo una mostra di mie stampe su larga scala, che farà il suo debutto in Canada, per proseguire poi nel resto del mondo.

Dove ti vedi fra cinque anni?
Mi vedo felice, a fare quello che sono da sempre destinato a fare. Lavorare a progetti che sono nella mia ‘lista dei desideri’ e collaborare con persone che mi ispirano e spingono verso nuovi confini. Sono felice di avere l’opportunità di fare quello che amo e cercherò di sfruttarla per quanto mi sarà possibile farlo!

Infine, qual è una domanda alla quale avresti sempre voluto rispondere, ma che non ti è mai stata fatta?
Qual è il tuo video musicale preferito di sempre? Senza dubbio, ‘All is full of love’ di Bjork. Chris Cunningham ha contribuito a portare in vita un’opera d’arte che mi fa venire la pelle d’oca ogni volta che la vedo! Puro genio!

Ho trovato la mia tribù in tutto il mondo e, ogni volta che incontro una di queste persone, sono immediatamente grato che i nostri cammini si siano incrociati.