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Intervista

La Bigotta

Tatuatrice di professione, Anna Neudecker, in arte ''La Bigotta'', ci racconterà del segreto dietro al suo nome, della sua passione e del suo percorso di carriera che l'ha vista fare timidamente i primi tatuaggi a esplorare e sperimentare nel suo stile di disegno. Continuate a leggere per saperne di più!

Ciao, Anna! Allora, parlaci un po' della tua passione per il mondo dei tatuaggi, come è nata e come hai deciso di diventare tatuatrice.

Mio marito mi regalò per il mio trentesimo compleanno una macchinetta da tatuaggio. Dopo una prima reazione di stupore per questo regalo così poco aspettato (ai tempi avevo solo due tatuaggi e nessuna conoscenza di quest’arte) mi buttai a capofitto con tantissima curiosità e umiltà in questo lavoro. Non avendo conoscenze in questo ambiente mi aiutò moltissimo internet, guardavo per ore e ore dei video di altri tatuatori su YouTube, mentre facevo pratica e miglioravo la tecnica tatuando me stessa, mio marito e tutto il giro di amici e parenti.

La Bigotta

Sono cresciuta in una famiglia amante dell’arte a 360 gradi, che ha influenzato tantissimo il mio gusto estetico.

Forse te l'avranno già chiesto mille volte, ma come mai hai scelto 'La Bigotta' come soprannome? Che storia c'è, dietro?

Il nome La bigotta per me rappresenta un contrasto, sono tutto purché una bigotta e mi faceva molto ridere questo nome nell'ambito del tatuaggio che purtroppo è ancora vittima di molto bigottismo, e in realtà ho scelto un nome d'arte anche perché ho un cognome tedesco molto difficile sia da pronunciare che soprattutto da ricordare.

Sei legata al mondo dell'arte? C'è qualche artista o pittore che ti ha influenzato, nello stile di tatuare? Oppure prendi ispirazione da altri campi artistici, che magari rientrano anche nelle tue passioni al di fuori dei tatuaggi?

Sono cresciuta in una famiglia amante dell’arte a 360 gradi, che ha influenzato tantissimo il mio gusto estetico. Sicuramente nelle mie illustrazioni trovate molti riferimenti surrealisti, per quel che riguarda la tecnica mi ispiro alle vecchie serigrafie vittoriane dove troviamo il tratteggio e il puntinato. Mia madre mi regalò qualche anno fa un libro dell’artista Grandville, illustratore, designer e caricaturista francese del XIX secolo famoso per i suoi personaggi con teste di animali. Lui sicuramente è la mia massima ispirazione.

Quali sono i soggetti che ami rappresentare maggiormente? E perché?

Direi che i soggetti che amo tatuare di più sono i miei personaggi con teste animalesche nuvolose eccetera, ma amo tanto anche i miei cuori anatomici o il mio mare perché anch'essi raccontano storie e sono molto personalizzati.

Qual è stata l'opera/commissione che ti ha messo più alla prova?

In realtà mi capita praticamente quotidianamente di sentirmi messa alla prova. La scelta di preparare i disegni solo dopo una breve chiacchiera con il cliente che spesso ha in mente solo una sensazione o un ricordo e il mio compito di trasformare queste in un'illustrazione sul momento non è sempre facile, ma molto soddisfacente.

Nella maggior parte dei casi, le tue opere sono di puro inchiosto nero. Altre volte usi dei colori, quindi ti chiedo se c'è una motivazione particolare dietro questa scelta stilistica. Inoltre mi piacerebbe sapere se in futuro, tanto nella scelta dei colori quanto nello stile, il tuo modo di rappresentare soggetti e di tatuare si evolverà, oppure se preferisci non cambiare nulla.

Ogni tanto “accetto” un po' di colore nei miei tatuaggi ma molto poco. Avendo uno stile con molti riferimenti vintage, tramite il bianco e nero riesco a rappresentarli meglio. I colori invece li uso quando dipingo ad olio e acquarello. Sono in continuo mutamento e vengo stimolata tutti i giorni a migliorare, ma essendo particolarmente legata a certi soggetti cerco più che altro di cambiare solo la tecnica senza appunto stravolgere il mio stile.

Secondo te, cosa spinge la gente a tatuarsi? Cosa significano i tatuaggi, invece, per te?

In questi ultimi anni è molto cambiato il mondo dei tatuaggi e anche le persone che si tatuano, la mia clientela per esempio si presenta volendosi fare il primo tattoo, e si tratta di persone che fino a qualche anno fa non avrebbero mai pensato di tatuarsi essendo medici notai, eccetera... Insomma il mondo dei tattoo finalmente viene visto e rispettato come arte. Direi che i tatuaggi si dividono in quelli decorativi e quelli pieni di significato che raccontano storie o avvenimenti importanti.

Tra i tatuaggi che hai sul tuo corpo, qual è il tuo preferito? Ha un significato o una storia, nello specifico, che ti ha portato ad averlo sulla pelle?

I miei tatuaggi preferiti sono senza alcun dubbio quelli che mi ha fatto mio figlio Samuele che già a 12 anni è un ottimo tatuatore.

I tatuaggi sembrano non passare mai di moda, e non mancano mai artisti e tatuatori che iniziano a rendere la loro passione un lavoro. C'è qualche consiglio, da 'veterana', che daresti ad un giovane tatuatore che si vuole buttare in questo mondo?

Di avere tantissima pazienza con se stessi, soprattutto all'inizio quando ancora i risultati non sono come quelli che ci immaginiamo. Non nasciamo già bravi, e per diventarlo ci si deve esercitare, perciò tatuate il più possibile!

Qual è il tuo rapporto con i social? Li vedi in maniera positiva o negativa? Tu li sfrutti anche per conoscere qualche tuo nuovo collega e scoprire nuova arte, nuovi modi di tatuare?

Personalmente i social mi hanno dato il giusto trampolino di lancio. Prima di diventare la Bigotta non avevo neanche un profilo privato ma per quel che riguarda il lavoro soprattutto di noi creativi credo che i social siano una piattaforma meravigliosa, assolutamente da sfruttare senza chiaramente esserne mai vittima.

Passando alla moda, hai dei must-have che non possono mancare nel tuo guardaroba? Come descriveresti il tuo modo di vestire? Si lascia influenzare anche da alcuni trend oppure preferisci mantenerlo personale?

La moda mi ha sempre divertita ed essendo stata sarta e stilista prima di essere tattuatrice sicuramente farà sempre parte del mio mondo. Diciamo che per comodità amo la classica t-shirt lesa con jeans a vita alta e giocare molto con accessori e gioielli.

Tornando al tuo lavoro, quali sono i 3 momenti migliori della tua carriera che metteresti sul podio?

1-La mia prima collaborazione, quando mi chiamò il noto marchio Jil Sander.
2- L'uscita del mio libro illustrato “il mare non serve a niente” edito da Harper Collins. Uno dei miei più grandi orgogli.
3- L'apertura del mio studio privato “casa bigotta”

Hai qualche obiettivo o sogno nel cassetto che vorresti raggiungere o vedere realizzato? Qualcosa che può farti ancora sorridere e rendere orgogliosa?

In questo momento della mia vita mi sento molto realizzata e felice, perciò dopo tante fatiche e momenti difficili cerco solo di godermi al massimo questo periodo e di mantenere sempre il mio sorriso.

Non nasciamo già bravi, e per diventarlo ci si deve esercitare, perciò tatuate il più possibile!