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Intervista

Domenico Principato

Illustratore e graphic designer, un'artista moderno in stretto contatto con la società contemporanea e le sue contraddizioni: scoprite con noi la figura di Domenico Principato e ripercorrete la sua carriera tra illustrazioni, social media e partnership.

Ripercorriamo dall'inizio il tuo percorso artistico e lavorativo. Com'è nata la tua passione per l’illustrazione e il graphic design?

Beh, diciamo che è una passione che ho sempre avuto e coltivato sin da bambino, grazie anche all’incoraggiamento da parte dei miei genitori, che non si sono mai opposti alle mie inclinazioni, assecondandole sempre. Studiando a Milano, mi sono sempre più avvicinato al mondo della grafica e dell’illustrazione, approfondendo anche la mia conoscenza dei pacchetti Adobe.

Domenico Principato

L’immagine è fondamentale nella comunicazione e non morirà mai.

Cosa ti ha portato a creare understand.com, magazine online incentrato sulla moda e il design?

Ho sempre avuto un mio spazio online: prima su myspace, poi su tumblr, e infine un webmagazine, incentrato per l’appunto su moda e design, argomenti che mi interessano e incuriosiscono.

Quanto credi sia importante fare il graphic designer al giorno d'oggi? E quanto pensi sia efficace e determinante l'uso dell'immagine nella comunicazione? Ad esempio, credi che al giorno d'oggi, senza piattaforme come YouTube o Instagram, dove l'immagine è incisiva e gioca un ruolo fondamentale, la pubblicità possa comunque reggersi in piedi tra un pubblico digitalizzato e con una bassa soglia di attenzione?

Diciamo che il mondo della grafica e dell’editoria è sempre esistito a prescindere dai social. Ci sono graphic designer e graphic designer, e dentro a questa categoria si fanno rientrare, molto spesso in maniera erronea, tutte quelle figure che lavorano al computer. In realtà, ogni graphic designer ha la propria inclinazione, che possa questa essere legata all’impaginazione piuttosto che al web o all’illustrazione. Penso che i social mi abbiano molto aiutato a raggiungere i miei obbiettivi in ambito professionale, ma capisco anche che non sia facile utilizzare questi strumenti nel modo più corretto. Fare il graphic designer, al giorno d’oggi, è importante se lo si sa fare (Ride, N.d.R.). La scuola ti aiuta con le basi, ma se vuoi intraprendere un percorso più artistico, serve quel twist in più. L’immagine è fondamentale nell’ambito della comunicazione e questo non cambierà mai.

A livello creativo, hai un artista preferito? Qualcuno che ti abbia ispirato, magari anche e soprattutto come illustratore?

No, o forse quando ero più piccolo avevo dei riferimenti, ma nel tempo li ho persi. Preferisco non guardare gli altri, e portare avanti la mia identità e interessi.

Qual è la parte più bella e quale quella più difficile del tuo lavoro?

La parte più bella è, sicuramente, il poter esprimere la mia creatività, senza mai avere dei grandi vincoli. Infatti, se vengo contattato è perché il mio stile è apprezzato, e mi sento quindi libero di proporre e realizzare ciò che meglio credo. La parte più difficile è, forse, il riuscire a gestire più impegni allo stesso tempo o delle tempistiche strette, ma in fondo fa parte del gioco. Se sei capace di fare il tuo lavoro, sicuramente non avrai difficoltà, anche se lo stress e l’ansia da prestazione hanno il loro peso.

Per molti artisti e creativi, i social network sono un'evidente piattaforma di lancio e visibilità. Qual è il tuo rapporto con questi ultimi?

Amore e odio. Sì, è vero, può ancora essere così. Prima era più facile riuscire a ritagliare il proprio spazio, ma oggi sembra quasi come se non fossimo altro che pesci, in un grande mare, fra tanti altri pesci. Sembra quasi che competenze e capacità siano diventate secondarie rispetto a una bella vetrina…

Hai altre passioni oltre a quelle che ruotano attorno all’illustrazione e al graphic design? C'è magari un tipo di musica che adori e che ispira i tuoi lavori, oppure un autore che ami leggere?

Sicuramente, la musica ha sempre condizionato e influito su quello che ho fatto, mi accompagna sin da quando ero bambino. Ancora oggi, i video musicali sono, per me, una grande fonte d’ispirazione, soprattutto come mezzo attraverso il quale poter analizzare la nostra società e cogliere le nuove tendenze nell’ambito della moda. Penso che anche l’analizzare i protagonisti del panorama musicale contemporaneo possa aiutare a capire la direzione verso la quale stiamo andando e quindi cos’è ‘in’ e ‘out’.

Per quanto riguarda la moda, hai uno stile che ami particolarmente o segui?

Anche qui, non c’è uno stile che amo in modo particolare. Mi piace vestirmi in modo semplice: camicia, T-shirt, pantaloni e sneaker, con una palette molto basica. Non amo vestire in maniera stravagante, ma non disprezzo né i marchi che lo propongono né tanto meno chi lo indossa. Per me, è solo un modo per sentirmi a mio agio e stare bene con me stesso in ogni occasione.

Quali sono i consigli che daresti a un illustratore alle prime armi che vuole iniziare a far carriera?

Di guardarsi intorno, di guardare al mondo dell’illustrazione negli altri paesi e non fidarsi dell’illustrazione italiana e tutte le finte organizzazioni che offrono visibilità. Oggi, tutti noi abbiamo a nostra disposizione degli strumenti gratuiti che possono aiutare ad avere una presenza pubblica. L’importante è trovare la propria direzione e seguirla.

A livello professionale, hai molti rapporti con case di moda e, tra queste, spiccano nomi come Versace, Armani e Adidas. Come lavori con loro? Qual è e com'è il rapporto che si instaura tra una casa di moda e un creativo che vive su instagram?

Molto spesso sono le stesse aziende a contattarmi, sicuramente spinte dalla mia audience su Instagram, ma anche dal mio stile, che può funzionare in quel preciso momento nell’ambito dell’attività che vogliono realizzare. Come in tutti i rapporti tra individui, ci sono collaborazioni che portano a un rapporto duraturo e altre che tendono a svanire (Ride, N.d.R).

Restando in tema moda, quali sono i tuoi brand preferiti?

Non ho brand preferiti. Sono molto volubile in fatto di moda, forse un po' come la moda stessa, quindi vado a periodi in base a ciò che è presentato di stagione in stagione.

Secondo te, quali sono quei 'must have' imprescindibili e perché li consideri tali?

Secondo me, al giorno d’oggi, soltanto gli accessori sono in grado di fare la differenza su un total look. Per cui, a mio avviso, ogni brand ha i propri must have.

Quali sono stati i momenti migliori della tua carriera, quelli che metteresti sul podio?

Potreste forse pensare a una delle mia collaborazioni, come quella con Google o altri nomi del calibro di Apple o Armani, ma l’unico momento davvero gratificante è stato l’essere pubblicato su 'Illustration Now’ di Taschen tra i 150 illustratori più influenti del mondo. Questo è un momento che rimane fisso e indelebile. Al contrario, un qualcosa come la capsule che ho disegnato per Furla nell’estate del 2017 è circoscritta a un periodo talmente breve che diventa subito un ricordo lontano, destinato a svanire del tutto nel tempo.

Per il futuro, hai intenzione di mantenere questo tuo stile attuale a livello di disegno illustrativo, o intendi sperimentare qualcosa di nuovo?

È in continua evoluzione, sono sincero. Non posso promettere qualcosa che, probabilmente, sta già cambiando. Il cambiamento, l’evoluzione, fa parte della vita, quindi perché precludersi esperienze e mondi sempre nuovi?

Come vedi l'Italia nell'ottica delle professioni simili alla tua? La vedi al passo coi tempi o alquanto reticente nell'accettare queste nuove forme di comunicazione? Hai mai pensato di trasferirti all'estero?

Non ho mai pensato di trasferirmi seriamente, però grazie al mio lavoro ho modo di viaggiare spesso e scoprire nuovi stili di vita. Sicuramente, in Italia fare questo lavoro non è facile, forse non lo è affatto. Infatti, mi rendo conto di rientrare in una cerchia quasi privilegiata e disprezzata da molti illustratori ‘standard’: da fuori non passo per il classico artista, non ho un percorso tradizionale e quindi vengo visto un po' come il diverso della situazione, quello che ottiene senza fatica perché messo su un piedistallo dai social, quando in verità la fatica è forse molta di più, considerata la duplice carriera da dover portare avanti…

Oggi, tutti noi abbiamo a nostra disposizione degli strumenti gratuiti che possono aiutare ad avere una presenza pubblica. L’importante è trovare la propria direzione e seguirla.