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Intervista

Charlotte Taylor

'Costruire una casa è un mio sogno fin da bambina. Da piccola, ero totalmente ossessionata dai Lego e, spesso, accompagnavo mio padre nelle visite in cantiere durante le prime fasi della costruzione. L'architettura esercita, da sempre, un vero e proprio fascino su di me'. Questo è ciò che la giovane creative director, set e interior designer Charlotte Taylor ha detto a noi di TheCornerZine quando le abbiamo chiesto quale fosse il suo più grande sogno da bambina. Continua a leggere, se vuoi scoprire tutto su questa metà di ‘dellostudio’, un'agenzia con sede a Londra.

Per prima cosa, quando ti sei resa conto di voler intraprendere una carriera da Interior Designer?

È da sempre fra i miei interessi, sebbene non sia mai stato un’opzione per il mio futuro. È solo di recente, attraverso la riscoperta del mio amore per l'interior design, grazie alle case e agli spazi virtuali che sto creando, che ho preso una direzione più concreta verso il mondo dell’interior design con il mio studio.

Charlotte Taylor

Un dolcevita, un trench e un cappello: questo è il look che uso di più, sia in bianco che in nero e beige.

Detto questo, come hai sviluppato la tua creatività?

La mia creatività e il mio approccio al design si sono sviluppati attraverso un’ampia gamma di discipline e materie di ricerca, dall'educazione in Belle Arti e Design a una pratica personale che spazia dagli oggetti, dai mobili e dalle scenografie al design d’interni e architettonico. La mia creatività è molto fluida, e rimbalza tra le varie discipline.

A tale proposito, cosa ti affascina dell'interior design? Cosa ti piace di più del progettare gli interni di una casa?

La casa è uno spazio di grande importanza per me, ho sempre avuto un legame molto forte con la mia casa e lo spazio domestico. Lo trovo un argomento davvero interessante, dato che si parla di uno spazio che può essere molto personale, anche nella sua funzionalità.

Nel corso degli anni, hai espresso la tua creatività anche attraverso la scenografia e la direzione creativa. C'è un qualche altro campo nel quale ti piacerebbe lavorare?

Mi piacerebbe traslare il mio lavoro in un progetto architettonico più solido e, alla fine, progettare delle case dall’inizio alla fine. L'architettura paesaggistica è un altro campo nel quale mi piacerebbe esprimermi.

Charlotte, quali sono le tue principali fonti d’ispirazione? C'è un qualche profilo che segui su Instagram per trovare l'ispirazione?

La storia dell'architettura e gli studi di architettura contemporanei sono la mia principale fonte d'ispirazione, sono sempre sbalordita dai progetti di studi come Arquitectura G, P-M-A-A, Gundry & Ducker e Fala Atelier.

Rimanendo in tema, qual è il tuo rapporto con i social network? Pensi che avresti raggiunto tutti i tuoi obiettivi senza i social? Qual è l'importanza dei social media nella tua vita quotidiana?

I social network, in particolare Instagram, sono intrinsecamente collegati ai miei lavori più recenti. Al momento, tutte le mie collaborazioni sono il risultato di contatti avvenuti tramite social. Si sono, infatti, rivelati essere degli strumenti importanti, attraverso i quali posso mostrare il mio lavoro e raggiungere un pubblico molto ampio. Forse, non avrei ottenuto gli stessi risultati se il mio lavoro fosse stato condiviso soltanto sul web o con mezzi analogici. I social media fanno parte della mia vita quotidiana, dall’entrare in contatto con i miei amici al cercare nuove fonti d’ispirazione o trovare nuovi clienti.

Charlotte, ci puoi accompagnare lungo il tuo processo creativo? E a tale proposito, quest'ultimo è cambiato da quando hai iniziato a lavorare in maniera professionale?

Il mio processo creativo cambia di progetto in progetto, a seconda di ciò che trovo eccitante o stimolante in quel momento. Attualmente sto riscoprendo il mio amore per il disegno a mano, e questo sta giocando un ruolo importante nel mio processo creativo (prima, era al 100% digitale e aveva, per lo più, a che fare con la modellazione in 3D). Lavorare a progetti commerciali o personali non cambia necessariamente il mio approccio, a cambiare è solo l'interazione con il cliente/collaboratore.

Detto ciò, qual è il progetto che rappresenta al meglio il tuo approccio creativo?

Direi il progetto a cui sto lavorando con Hannes Lipeprt, stiamo progettando una casa interamente rivestita di piastrelle. Stiamo lavorando stanza per stanza, per creare degli spazi fittizi, che alla fine si traducono in una sola unità abitativa. Questo progetto è particolarmente rappresentativo del mio processo creativo, poiché ha avuto origine da una semplice ammirazione per una specifica azienda di piastrelle, d-tile, e si è sviluppato in un progetto su larga scala in continua evoluzione. Ora, speriamo di costruire fisicamente alcuni di questi spazi. In genere, non ho limiti quando lavoro su qualcosa di cui sono entusiasta, cerco sempre di spingere il progetto più avanti.

Passando al fashion, come descriveresti il tuo look?

Un dolcevita, un trench e un cappello: questo è il look che uso di più, sia in bianco che in nero e beige.

Sei co-founder di ‘dellostudio’, un'agenzia di set e interior design con sede a Londra. Perché hai deciso di intraprendere quest’avventura, aprendo un tuo studio?

Studiavamo design nello stesso corso e, per caso, condividevamo una scrivania; ''dellostudio'' nasce dalla necessità di unire le forze per fare un lavoro ambizioso. Dopo il nostro primo anno insieme alla Goldsmiths University, abbiamo capito di avere un interesse comune, lavorando su larga scala e andando contro le norme di progettazione tradizionali. Abbiamo preso una decisione piuttosto impulsiva, lasciando la Goldsmiths e facendo domanda per il Chelsea College of Arts come collettivo, dove al momento stiamo finendo il nostro ultimo anno di Belle Arti. ‘Dello’ significa ‘del / dal’ in italiano, e rimanda al nostro viaggio da uno studio di design e alle nostre radici nel campo.

Parlando ancora di moda, qual è l'accessorio senza il quale non potresti vivere?

Un cappello, ne ho un’ampia collezione.

Torniamo alle mie prime domande. Puoi condividere il tuo più grande sogno d'infanzia con noi?

Costruire una casa è un mio sogno fin da bambina. Da piccola, ero totalmente ossessionata dai Lego e, spesso, accompagnavo mio padre nelle visite in cantiere durante le prime fasi della costruzione. L'architettura esercita, da sempre, un vero e proprio fascino su di me.

Nonostante il tuo grande successo, hai qualche rimpianto?

A volte, mi pento di non aver studiato architettura all’università. È un qualcosa su cui ho riflettuto per alcuni anni e, alla fine, ho rifiutato tutte le offerte che avevo ricevuto. Tuttavia, non penso che avrei lavorato sugli stessi progetti se avessi studiato architettura in maniera formale.

Esprimi un desiderio!

Che il senso di grande incertezza verso il futuro possa finire, che ci sia una ripresa tanto rapida quanto miracolosa, e che tutti restino in salute e al sicuro in questi tempi così caotici.